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Che cos’è il Web 3?

Il Web 3, noto anche come Web 3.0, è un termine che potresti aver sentito spesso nominare ultimamente.

Il Web 3 si riferisce alla prossima probabile era di Internet basata su protocolli decentralizzati, che mira a ridurre la dipendenza dalle grandi aziende tecnologiche come Google, Facebook, Youtube, Netflix e Amazon.

In questo articolo cerchiamo di capire meglio che cos’è il Web 3 e perché se ne parla tanto.

L’evoluzione del Web

Per capire che cos’è il Web 3, bisogna analizzare ciò che è avvenuto prima.

Infatti il web si è evoluto molto nel corso degli anni e le sue applicazioni di oggi sono quasi irriconoscibili rispetto a quelle dei primi tempi.

L’evoluzione del web è spesso suddivisa in tre fasi separate: Web 1.0, Web 2.0 e Web 3.0.

web3.0

Che cos’è il Web 1.0?

Il Web 1.0 è stata la prima versione del Web ed è durata approssimativamente dal 1991 al 2004: consisteva in siti con un contenuto statico anziché codice dinamico.

I dati e il contenuto erano forniti da un file system statico anziché da un database e i siti offrivano un basso livello di interattività.

In sostanza si può pensare al Web 1.0 come al Web di sola lettura.

Che cos’è il Web 2.0?

Il web 2.0 è il web come lo vediamo oggi: un mondo virtuale interattivo e social.

Nel Web 2.0 non è necessario essere uno sviluppatore per partecipare al processo di creazione dei siti web, diversamente da quanto accadeva nel Web 1.0.

Inoltre molti siti e app sono costruiti in modo da consentire facilmente a chiunque di essere un creatore di contenuti.

In questa fase evolutiva l’interazione da parte dell’utente è cresciuta tantissimo: pensiamo per esempio a Wikipedia, ai forum, ai social, etc.

Ben presto nel Web 2.0 delle realtà inizialmente marginali hanno iniziato a crescere fino a diventare dei veri e propri colossi in grado di controllare gran parte del mondo web: stiamo parlando di Facebook, Google, Youtube, Amazon, etc.

La realtà online che nel Web 1.0 era sostanzialmente distribuita e per nulla centralizzata, con l’avvento delle Big Tech, ha iniziato ad essere concentrata nelle mani di un numero limitato di servizi.

Proprio da questa considerazione prende lo spunto per affermarsi il Web3.

world wide web

Che cos’è il Web 3.0?

Il Web3 è il futuro di Internet, secondo l’opinione di molti osservatori del settore.

Si tratta di un nuovo modo di intendere la Rete: nel Web 3.0 non ci saranno più dei poli che detengono i principali servizi ai quali, per poter partecipare, le persone pagano un abbonamento o rinunciano ad una parte della propria privacy.

Nel Web3 infatti la Rete torna ad essere decentralizzata, seguendo il principio che era proprio del Web 1.0.

In particolare, saranno gli utenti ad avere il controllo e la gestione dei servizi e delle infrastrutture di base, non più detenute in modo esclusivo da pochi player del mercato.

Grazie infatti ad un sistema di computer collegati a blockchain, sarà possibile realizzare una rete decentralizzata e sicura alla quale si potrà avere accesso tramite lo scambio di criptovalute. Sono queste dunque l’incentivo economico che porterebbe gli utenti a prendere parte in modo attivo al Web 3.

Per capire meglio il concetto facciamo un esempio: poniamo il caso di un utente che decida di mettere a disposizione della Rete una porzione di memoria del suo hard disk, utile al funzionamento di sistemi di archiviazione cloud per la collettività, ricevendo in cambio una “ricompensa” in cripto valute.

Una volta poste le basi di questo sistema decentralizzato, non sarà più necessario per gli utenti, connettersi a server centrali, bensì a catene di informazioni situate in registri distribuiti sul web.

Conclusioni

Il Web 3 o Web 3.0, per come lo abbiamo descritto in questo articolo, è una possibile evoluzione della Rete: offre sicuramente un sistema di controllo dei contenuti e della privacy più “democratico” che, sulla carta, potrebbe azzerare gli squilibri di potere che esistono ora sul Web 2.0.

Al momento però sembra chiaro che la tecnologia coinvolta – principalmente blockchain e criptovalute – sia ancora un po’ troppo lontana dall’utente medio di Internet e quindi potrebbe impiegare diversi anni per entrare a far parte del nostro modo di navigare il Web.

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