Negli ultimi giorni di agosto 2025, Google ha presentato Nano Banana, “nome in codice” di Gemini 2.5 Flash Image: un nuovo modello di intelligenza artificiale dedicato alla creazione e modifica di immagini.
Si tratta di un modello innovativo in grado di generare e modellare contenuti visivi in tempi rapidi, senza dover ricorrere sempre a software complessi o a lunghe sessioni di fotoritocco.
Il suo lancio è stato accompagnato da molto clamore. Perchè? Cosa aggiunge rispetto ad altri modelli? La creazione di immagini non era già stata “sdoganata”?
Abbiamo analizzato e testato Nano Banana: vediamo se davvero si tratta di un tool “rivoluzionario”.
Che cos’è Nano Banana?
Nano Banana è il nome – frutto di un passaparola clandestino di Internet – di Gemini 2.5 Flash Image, il nuovo modello di intelligenza artificiale, presentato da Google Gemini, ovvero l’assistente virtuale di Google.
Si tratta di uno strumento che permette di creare o modificare immagini in modo immediato, usando comandi scritti in linguaggio naturale.
Con Nano Banana si può chiedere, ad esempio, di:
- eliminare un oggetto da una foto
- cambiare lo sfondo
- inserire un prodotto in un contesto diverso
- generare un’immagine completamente nuova partendo da una descrizione testuale
- fondere più immagini in una sola, combinando elementi provenienti da contesti diversi
La sua caratteristica distintiva è la velocità e la coerenza visiva: riesce a mantenere lo stesso stile o lo stesso soggetto in più immagini, evitando incoerenze tra una scena e l’altra.
Quindi, rispetto, per esempio, a ChatGpt – nel momento in cui scriviamo – è molto più veloce e preciso nell’elaborazione di immagini.

Nano Banana: perché interessa alle aziende?
L’arrivo di Nano Banana (Gemini 2.5 Flash Image) apre scenari interessanti per il mondo del lavoro.
Non si tratta solo di uno strumento creativo, ma di una tecnologia che può velocizzare processi aziendali, ridurre i costi legati alla produzione di contenuti e migliorare la qualità della comunicazione visiva.
La sua forza sta nella capacità di generare e modificare immagini in pochi secondi, mantenendo coerenza e realismo: caratteristiche che possono avere un impatto diretto in diversi settori.
Ecommerce e retail
Con Nano Banana è possibile creare cataloghi prodotto più accattivanti, senza organizzare nuovi shooting fotografici.
Un articolo può essere ambientato in scenari diversi (stagionali, tematici o personalizzati) in pochi secondi, mantenendo sempre coerenza nei colori e nei dettagli. Questo consente di risparmiare tempo, ridurre i costi e testare rapidamente diverse varianti visive per capire quali generano più vendite.
Marketing
Le campagne pubblicitarie richiedono spesso decine di adattamenti di uno stesso concept. Nano Banana permette di generare in modo veloce banner, immagini social, copertine per blog o newsletter, adattando il contenuto a diversi target e canali.
Le aziende possono così aumentare la produttività dei team creativi e portare sul mercato campagne più dinamiche.
Formazione
Per realizzare manuali, guide illustrate o materiali di formazione, le immagini possono essere personalizzate rapidamente per evidenziare passaggi chiave o adattarsi a diversi mercati. Questo rende più semplice aggiornare e localizzare i contenuti senza rifare tutto da zero.
Branding
Le aziende possono utilizzare Nano Banana per creare asset coerenti con la propria identità visiva, dalle presentazioni interne ai materiali per le risorse umane, fino alle campagne di employer branding. Uniformità, velocità e qualità diventano un vantaggio competitivo.
Ecco il nostro test con Nano Banana
Per capire meglio come funziona Nano Banana, abbiamo fatto dei test.
Ne abbiamo riportato qui uno molto semplice, che rivela le potenzialità e anche i difetti di Nano Banana.
Come per molti i tool di AI, infatti, siamo ancora lontani dalla perfezione.
Certo, nel tempo, anche Nano Banana, verrà perfezionato e sicuramente, dandogli delle istruzioni più precise e facendo dei test più approfonditi, potrà dare qualche soddisfazione in più.
Al momento, questo è quello che siamo riusciti a fargli fare in pochi minuti.
Seppur offra risultati molto interessanti a seguito di prompt generici, il test mostra alcune lacune importanti.
Clicca sulla prima immagine e poi scorri per vedere le successive.
Cosa non sa fare Nano Banana?
Nonostante le sue potenzialità, Nano Banana non è uno strumento “onnipotente” e presenta dei limiti che le aziende devono conoscere prima di integrarlo nei processi quotidiani.
Innanzitutto, non è adatto a creare contenuti con testo complesso nelle immagini: loghi, scritte lunghe o grafiche tipografiche spesso risultano imprecise o distorte.
Allo stesso modo, non garantisce la perfetta fedeltà su dettagli molto specifici (come componenti tecnici o elementi che richiedono precisione millimetrica), dove rimane preferibile la progettazione grafica tradizionale.
Un altro aspetto da considerare è che Nano Banana non sostituisce il lavoro umano in termini di scelte strategiche e creative: può generare varianti e velocizzare i flussi, ma la direzione artistica, la coerenza con l’identità di brand e la definizione del messaggio restano responsabilità del team.
Inoltre, anche se Google ha introdotto watermark per segnalare i contenuti creati dall’AI, il modello non può garantire da solo la piena conformità legale o etica: sarà l’azienda a dover definire policy di utilizzo, evitare manipolazioni scorrette e stabilire linee guida interne.
Uno sguardo finale
Nano Banana rappresenta sicuramente un passo importante nell’evoluzione dell’intelligenza artificiale applicata alle immagini.
La sua capacità di generare contenuti visivi in pochi secondi, di mantenerne la coerenza e di semplificare operazioni che prima richiedevano tempo e competenze specialistiche lo rende uno strumento destinato a cambiare il modo in cui interagiamo con la grafica digitale.
Non è privo di limiti e resta necessario un uso consapevole, ma la direzione è chiara: la creazione e l’editing delle immagini stanno diventando più accessibili, rapidi e creativi che mai.
Nano Banana segna l’inizio di una nuova fase, in cui l’AI non sostituisce ma potenzia la capacità umana di comunicare attraverso il visual.